Archivi del mese: giugno 2007

La Loren

 
 
Lorena, o "Loren".
All’emiliana la chiamo con l’articolo davanti: la Loren.
Una signora di 80 anni dagli occhi azzurri freddi sì, ma che possono prendere fuoco in men che non si dica.
Una persona completamente priva di diplomazia, perché non ha bisogno di diplomazia per manifestare senza paura le sue opinioni, normalmente nette.
Attenta alla forma ma non al formalismo né alle formalità, impeccabile, schiena dritta e viso franco, la Loren sa che cosa sia la cortesia senza salamelecchi. Conosce le lingue e le culture straniere, certe le ama, altre le odia senza possibilità di soluzione; è appassionata di arte, e vive l’arte senza inutili fronzoli, perché ha il dono di andare dritta al dunque, anche in ciò che per la massa è ineffabile e sfuggente.
 Una delle intelligenze più brillanti che abbia mai avuto modo di conoscere.
Un carattere spigoloso, pieno di contrasti, non levigato, ma al contrario reso più aspro dal tempo.
In mezzo a tanti incontri insulsi di gente mediocre, a tante fronti "inutilmente spaziose" (per citare Enzo Biagi, un altro vecchietto simpatico, anche se si ha sempre l’impressione che a chiamarli vecchietti questi si arrabbino) fa piacere sapere che al mondo c’è anche la Loren, una che a 80 anni non ha ancora smesso di combattere, ma che sa commuoversi per un concerto privato o per un ricordo dei tanti che le affiorano alla mente. Anche lì tra le lacrime mal celate i suoi occhi lampeggiano. Grato di aver suonato per te Loren. A presto.
 
 
 
 

L’ostrica

 

 

L’ostrica

 

L’ostrica, delle dimensioni di un ciottolo medio, appare però più rugosa, d’una tinta meno unita, brillantemente biancastra. Un mondo ostinatamente chiuso. Tuttavia, si puo’ aprirla: bisogna allora tenerla in uno straccio, servirsi di un coltello sbeccato e poco ortodosso, tentare a più riprese. Le dita curiose vi si tagliano, vi si rompono le unghie: è un lavoro grossolano. I colpi vibrati segnano l’involucro di cerchi bianchi, di una sorta di aura.

All’interno tutto un universo da bere e da mangiare: sotto un firmamento (letteralmente) di madreperla, i cieli superiori si affacciano su quelli inferiori, per formare semplicemente una pozza, un sacchetto viscoso e verdastro, che ha un flusso e un riflusso all’olfatto e alla vista, ed è contornato da un pizzo nerastro. Rare volte nella loro gola germina una minuscola perla, della quale si trova ben presto di che ornarsi.

 

 

"Biancastra", "verdastra", "nerastra". L’inafferrabilità del colore. Non è bianco, non è verde, non è nero. Gli elementi acquatico e aereo (aura, alone, e flusso e riflusso).

Flusso e riflusso hanno giustamente a che vedere con la medicina antica, basata sulla teoria degli umori.

Quattro dei cinque sensi sono fortemente presenti, e l’udito è presente se si legge la poesia a voce alta o si pensa al rumore del mare.

 

 


l’huitre

 

 

L’huître

 

L’huître, de la grosseur d’un galet moyen, est d’une apparence plus rugueuse, d’une couleur moins unie, brillamment blanchâtre. C’est un monde opiniâtrement clos. Pourtant on peut l’ouvrir : il faut alors la tenir au creux d’un torchon, se servir d’un couteau ébréché et peu franc, s’y reprendre à plusieurs fois. Les doigts curieux s’y coupent, s’y cassent les ongles : c’est un travail grossier. Les coups qu’on lui porte marquent son enveloppe de ronds blancs, d’une sorte de halos.

A l’intérieur l’on trouve tout un monde, à boire et à manger : sous un firmament (à proprement parler) de nacre, les cieux d’en-dessus s’affaissent sur les cieux d’en-dessous, pour ne plus former qu’une mare, un sachet visqueux et verdâtre, qui flue et reflue à l’odeur et à la vue, frangé d’une dentelle noirâtre sur les bords. Parfois très rare une formule perle à leur gosier de nacre, d’où l’on trouve aussitôt à s’orner.

 

Francis Ponge, Le Parti Pris des Choses, Gallimard

 

 

Adoro questa poesia. Ha una forza musicale, una concretezza concettuale formidabili. In più è una delle più riuscite, sintetiche metafore dell’animo umano in cui mi sia mai imbattuto nelle mie pur miserrime letture.

 


fine della scuola sì o no?

La fine della scuola è vicina, e mi ritrovo a vivere l’attesa di questa fine d’annata con gli stessi sentimenti di quando ero studente, solo, da un altro punto di vista e magari un po’ più esausto (?)…
Forse quest’anno ho esagerato con gli impegni extrascolastici e doppiolavoristici, e la salute non mi è stata precisamente amica.
E così mi ritrovo a fare i conti con un calendario esami molto fitto, un altro saggio di musica domenica prossima, la bronchite che non se ne va (che ebbrezza perdere i sensi durante gli accessi di tosse, per fortuna non mi capita da 6 giorni, però è un gran viaggio neoromantico), e zero tempo per studiare chitarra e/o leggere i quintali di libri/riviste/opuscoli che iniziano ad ammassarsi in modo preoccupante e pericolante nel mio usuale ordine sparso…
 
Elementi positivi: morale sostanzialmente alto, vado a letto stanco la sera, ho degli allievi di chitarra che sono dei fiorellini e la mia nuova conoscenza Sissy, la cagnolina dell’esorcista (a volte parte e va in modalità posseduta dall’essere immondo che alberga dentro di lei) che mi fa riflettere sulla mia annosa reticenza ad avere animali per casa.
Ho voglia di vacanze, e di rivedere la Juve in A.