Archivi del mese: marzo 2007

Basta con la coppa rubata!

Ancora a lamentarsi della coppa del mondo "rubata"!
Io questi Francesi non li capirò mai.
Non basta saper correre forte e avere i piedi buoni per vincere il Mondiale, specie dopo la partita che hanno fatto contro il Portogallo non dovrebbero proprio dare lezioni a nessuno.
Basta lezioni. Criticano i nostri politici poi mandano alle Presidenziali (non alle amministrative, o alle regionali, alle Presidenziali!) Madame Ségolène e Monsieur Sarkozy. Ma per piacere! Alle precedenti preidenziali sono andati al ballottaggio con Le Pen e Chirac.
Francia, io ti amo, ma basta con la grandeur…
 

Gioia e dolore

 
La primavera è un’idea metafisica.
 
"La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera.
E il pozzo da cui scaturisce il vostro riso, sovente fu colmo di lagrime.
Come puo’ essere altrimenti?
Quanto più in fondo vi scava il dolore, tanta più gioia voi potrete contenere.
La coppa che contiene il vostro vino non è la stessa bruciata dal forno del vasaio?
E non è forse il liuto che accarezza il vostro spirito, il legno svuotato dal coltello?
Quando siete contenti, guardate in fondo al vostro cuore, e saprete che ieri avete sofferto per quello che oggi vi rende felici.
E quando siete tristi, guardatevi in cuore e v’accorgerete di piangere per quello che ieri era il vostro diletto.
 
Tra voi alcuni dicono: "La gioia è più grande del dolore". E dicono altri, "Il dolore è più grande".
Ma io vi dico che sono inseparabili.
Essi giungono insieme, e se l’una vi siede accanto alla mensa, ricordatevi che l’altro sul vostro letto dorme.
 
In verità siete bilance che oscillano tra la gioia e il dolore.
Soltanto quando siete vuoti, voi siete equilibrati e fermi.
(…)"
 
 
Gibran Kahlil Gibran – Il Profeta
 

San Patrizio

 
 
Domani, 17 marzo è San Patrizio.
 
L’Italia ospita l’Irlanda di rugby allo stadio Flaminio. Speriamo che oltre che a insegnarci a giocare a rugby e a come si fa a segnare delle mete, gli Irlandesi ci insegnino un po’ il segreto di come si fa ad amministrare un Paese.
Sono stato là in Irlanda nel 1993. Poi nel 2005. In 12 anni è cambiata e l’ho trovata irriconoscibile, nel bene e nel male. Ora sono più ricchi e meno solidali tra loro. Più scaltri e forse meno gioviali.
Un paio di cosette però le ho rilevate, e non mi paiono di poco conto: pagano TUTTI molte tasse, ma NESSUNO si sogna di evadere il fisco (se lo sogna lo tiene per sé e non lo evade).
Hanno una burocrazia leggera e uno Stato poco "invasivo".
I disoccupati per esempio ricevono un assegno mensile. Brian, il mio amico irlandese mi chiese "cosa fate in Italia per i disoccupati?". Io ci pensai su un attimo e dissi "they just get a kick in the ass".
I politici se rubano vengono estromessi dai pubblici servizi a vita. Noi diamo loro (o meglio, loro danno a se stessi: le leggi se le fanno loro) le pensioni d’oro dopo 30 mesi di governo, e che governanti che abbiamo! A destra e a sinistra sono ideologizzati, rissosi, ignoranti, cafoni; tendono a non fidarsi gli uni degli altri probabilmente perché conoscono troppo bene se stessi.
Sono senza dubbio alcuno lo "specchio del Paese"…
Diceva Totò "tutto il mondo è paese, ma questo è troppo paese!".
 
Certo è che il cittadino italiano crede che lo Stato lo stia fregando, e nella maggior parte dei casi ha ragione. Lo stato italiano crede che il cittadino lo stia fregando, e nella maggior parte dei casi, ha ragione. Questo in Irlanda non è ancora accaduto.
 
Ai tempi di San Patrizio Roma era (ancora per poco) caput mundi. Un tempo eravamo noi a diffondere democrazia, savoir vivre, legge, pace (armata), civiltà.
 
Ora, lasciamo stare…
Domani 17 marzo dirò una preghiera a San Patrizio. "San Patrì, lo so che sei il patrono dell’Irlanda, ma facci la grazia pure a nuie"! E speriamo che lui, San Gennaro, Sant’Antonio, San Petronio, Sant’Oronzo e San Francesco lassù si mettano una mano sul cuore mentre guardano la partita di rugby. 
 
 
 
 
 
PS: W il rugby! Sport leale, pulito. Duro ma franco. Noi infatti siamo più bravi a calcio. Ormai anche lì è tutto marcio (rima involontaria), ma preferisco non pensarci, se no poi mi deprimo!
 
 

Grazie Claudio

 
 
 
Domenica si è materializzato un sogno.
Grazie Claudio che hai avuto la pazienza di ascoltarmi; hai dimostrato la solita umiltà che ti consente di condividere momenti sorridenti e conviviali anche con noi comuni mortali.
Hai il dono di mettermi a nudo di fronte alle mie manchevolezze ma anche di trasmettermi l’entusiasmo di andare sempre avanti, col ritmo che mi posso permettere, e anche un po’ di più.
Grazie per i consigli, per la simpatia, per la magnanimità, per la tua grandezza, e per il concerto!!!
La strada sceglierà me, ma a volte mi chiedo… No, meglio non porsi domande.
 
 
 
 

No, non ancora … no, non qui

… "Aziz, travolto da una rabbia furiosa, caracollava qua e là senza sapere che fare e gridò: "Abbasso gli Inglesi, ad ogni modo. Questo è certo. Sgombrate gente, e alla svelta vi dico. Noi possiamo odiarci l’un l’altro, ma odiamo di più voi. Se non vi faccio sgombrare io, lo farà Ahmed, lo farà Karim; ci volessero anche centocinquantacinque anni, ci libereremo di voi, sì, butteremo a mare ogni maledetto inglese, e allora" e galoppò furiosamente contro Fielding, "e allora" continuò quasi baciandolo, "voi e io saremo amici".
"Perché non possiamo esserlo subito?" disse l’altro, stringendolo con affetto. "E’ quello che voglio. E’ quello che voi volete."
Ma i cavalli non volevano: scartarono di fianco; non voleva la terra, che balzava su in massi tra cui i cavalieri dovevano passare l’uno dietro l’altro; i templi, il lago, la prigione, il palazzo, gli uccelli, le carogne, la Foresteria, che apparvero alla vista quando loro uscirono dalla gola e scorsero Mau ai loro piedi. Non volevano, dissero con le loro cento voci: "No, non ancora", e il cielo disse: "No, non qui".
 
E. M. Forster, Passaggio in India (trad. Adriana Motti).
 
 
 
Il finale di questo romanzo meraviglioso ha il sapore di ciò che è ineluttabile, fuori dal tempo.
Di solito si tendono a ricordare gli incipit dei libri, e certo l’incipit di Passaggio in India è molto bello. Ma una cosa che non dimentico è il finale.
Le ultime note di una sinfonia, quelle che rimbombano nell’orecchio e nel cuore di chi la ascolta. Ecco il sapore che mi trasmettono le parole di Forster, che di musica se ne intendeva.  
A volte è bello fermarsi e lasciarsi cullare dalla lettura di una prosa così poetica e musicale.
La "musica" e la "letteratura": tra un mesetto abbondante è l’anniversario della mia laurea, e quella patacca della mia tesi era sulla musica e la letteratura.
 
Stanotte ho fatto sogni brutti e mi sono svegliato agitato, però il la buona letteratura serve a ripulire la bocca dal saporaccio dei brutti sogni. La musica lava via l’orrore…
 
 
(Anche i ragazzi oggi sembravano più miti e meno assetati del sangue dei loro compagni. Chissà che non sia un bel segno!…)